Come nascono le cellule metastatiche ancora non è chiaro. Quello che si sa è che si formano durante le prime fasi del tumore per poi staccarsi e migrare verso altri organi, viaggiando attraverso i tessuti che li circondano, i vasi sanguigni o i canali linfatici. E’ proprio questa loro diffusione a ridurre le possibilità di poter guarire dal cancro. In uno studio, pubblicato sulla rivista scientifica Journal Cell, gli scienziati dell’Università di Ginevra (UNIGE) hanno scoperto alcuni dei meccanismi attraverso i quali si formano queste cellule “in fuga“, ribattezzate PAME (“andiamo” in greco). Secondo la “task force” di genetisti composta da Arwen Conod, Marianna Silvano e Ariel Ruizi i Altaba (quest’ultimo autore dello studio), la migrazione riguarderebbe, in particolare, le cellule che sono sopravvissute alla morte cellulare (apoptosi) indotta a seguito di trattamento chemioterapico. In poche parole, le terapie che inducono l’apoptosi potrebbero, paradossalmente, promuovere proprio la metastasi, favorendo la migrazione delle PAME dal tumore primario. Tali cellule (cellule pro-metastatiche post-apoptotiche) che avrebbero dovuto morire ma che sono riuscite a “salvarsi”, si riprogrammano e quindi presentano un rischio metastatico elevato. Averle individuate, grazie allo studio dell’ateneo ginevrino, le rende dunque come nuovi potenziali bersagli terapeutici e di prevenzione delle metastasi da non trascurare.
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