Un recente studio della Washington University School of Medicine di St. Louis, pubblicato sull’autorevole rivista Nature Communications, suggerisce che la radioterapia non invasiva, normalmente impiegata per curare il cancro, può essere in grado di riprogrammare le cellule del muscolo cardiaco in uno stato più giovane e forse più sano, risolvendo, in tal modo, il “problema elettrico” che causa un’aritmia pericolosa.
AL POSTO DELL’ABLAZIONE?
Quel tipo di radioterapia, dunque, sostituirebbe una procedura invasiva come l’ablazione, durante la quale un catetere viene infilato nel cuore e il tessuto che innesca il ritmo cardiaco irregolare, pericoloso per la vita (la tachicardia ventricolare), viene bruciato, creando cicatrici che bloccano i segnali errati.