E’ risaputo da tempo, ormai, come il microbioma intestinale sia in grado di modulare la salute immunitaria e metabolica dell’uomo. Tuttavia, i dati raccolti finora riguardavano solo le popolazioni umane delle zone industrializzate, limitando in tal modo la comprensione dei microbiomi in quei popoli non ancora industrializzati.
LO STUDIO SULLE POPOLAZIONI HAZDA
Ebbene un team di ricercatori della Stanford University, del Chan Zuckerberg Biohub e della New York University Abu Dhabi, ha colmato questa lacuna eseguendo un sequenziamento metagenomico ultra profondo su 351 campioni fecali raccolti da un gruppo di cacciatori-raccoglitori Hadza della Tanzania. Tali dati sono stati poi comparati con quelli raccolti in Nepal e California. I risultati dello studio, da cui è emersa una forte “biodiversità“, sono stati pubblicati sulla rivista Cell.
SPECIE PRESENTI SOLO NEI CACCIATORI
Complessivamente, nel corso del report, sono stati recuperati 91.662 genomi di batteri, archaea, batteriofagi ed eucarioti, il 44% dei quali è risultato assente dai dataset unificati esistenti. In particolare i ricercatori hanno identificato 124 specie residenti nell’intestino dei cacciatori-raccoglitori della Tanzania inesistenti in quelli delle popolazioni industrializzate e dunque sconosciute alla scienza. Inoltre sono stati evidenziati aspetti distinti del microbioma intestinale Hadza relativi ai tassi di replicazione in situ, alle firme di selezione e alla condivisione dei ceppi.
I PROCESSI OSSIDATIVI
Ne è derivato che i microbi intestinali presenti nelle popolazioni dei paesi industrializzati sono arricchiti di geni associati allo stress ossidativo, probabilmente a causa dell’adattamento del microbioma ai processi infiammatori. Questa visione impareggiabile del microbioma intestinale Hadza fornisce una risorsa preziosa, amplia la comprensione dei microbi in grado di colonizzare l’intestino umano e chiarisce la notevole perturbazione indotta dallo stile di vita industrializzato.
Fonte news: Cell (clicca per leggere lo studio)