Dopo la morte il cervello continua la sua attività e genera addirittura coscienza. Lo riporta la Cnn sul proprio sito, dove si racconta di un episodio, quello di alcuni chirurghi che stavano per intervenire sul corpo di un uomo di 80 anni rimasto vittima di un attacco di cuore. All’improvviso l’anziano ha ripreso conoscenza.
RACCONTO PRE-MORTE
Tuttavia “mi ci è voluto un minuto per realizzare che non ero nella loro stessa dimensione, quindi non potevano sentirmi comunque”, ha spiegato l’uomo – oggi 82nne – che ha osservato il proprio corpo “intrecciarsi attraverso la gabbia toracica e fluttuare” sopra il tavolo operatorio mentre l’équipe chirurgica era impegnata nell’operazione. Ma cosa è realmente accaduto in quei delicati frangenti? Gli esperti la chiamano esperienza di pre-morte. Può verificarsi quando i medici riportano in vita una persona dopo che il suo cuore si è appiattito e la respirazione si è fermata, cosa che accade quando qualcuno muore.
DOPO LA RIANIMAZIONE
In milioni hanno riferito di esperienze di pre-morte da quando la rianimazione cardiopolmonare (RCP) è stata inventata nel 1960, ha spiegato il dottor Sam Parnia, un medico di terapia intensiva della NYU Langone Health che ha studiato il fenomeno per decenni. Parnia è l’autore di un nuovo studio progettato per scoprire quella che chiama la “coscienza nascosta” del fine vita misurando l’attività elettrica cerebrale quando il cuore si ferma e la respirazione cessa.
COSA ACCADE ALLA “COSCIENZA”
“Molte persone riferiscono la stessa esperienza. La loro coscienza è diventata più vivida e il loro pensiero è diventato più acuto e chiaro mentre i medici cercano di rianimarli e pensano che siano morti”, ha aggiunto. “Hanno la sensazione di essersi separati dal corpo e di poter vedere e sentire medici e infermieri”, ha proseguito. Ma non basta. Sì, perché le persone spesso ripercorrono la loro intera vita, ricordano pensieri, sentimenti ed eventi che normalmente non potrebbero e iniziano a valutare se stesse sulla base di principi di moralità ed etica. In molti riferiscono anche di aver visto un essere simile a Dio.
NELLO STUDIO COINVOLTI 25 OSPEDALI
Nello studio, pubblicato sulla rivista Resuscitation, il team formato da ricercatori di 25 ospedali negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Bulgaria ha seguito i medici nelle stanze dove i pazienti erano “codificati” o “tecnicamente morti”, ha sottolineato Parnia. Mentre i medici eseguivano la RCP, i gruppi di ricerca collegavano dispositivi che misuravano l’ossigeno e l’attività elettrica alla testa della persona morente. Il tentativo medio di rianimazione è durato tra 23 e 26 minuti. Tuttavia, secondo lo studio, alcuni medici hanno continuato a eseguire la RCP anche fino a un’ora.
LA MISURAZIONE DELL’ATTIVITA’ CEREBRALE
L’attività cerebrale è stata misurata a intervalli di due o tre minuti, quando i medici dovevano interrompere le compressioni toraciche o le scosse elettriche per vedere se il cuore del paziente si sarebbe riavviato, ha rivelato Parnia. “Non c’era movimento. Era un silenzio. È in quel momento che prendiamo le misurazioni per vedere cosa sta succedendo. Abbiamo così scoperto che il cervello delle persone che stanno attraversando la morte è piatto, che poi è quello che ti aspetteresti” -” ha aggiunto Parnia. Ma, ha rilanciato “è interessante notare che, anche dopo un’ora dall’inizio della rianimazione, abbiamo visto dei picchi: l’emergere dell’attività elettrica cerebrale, la stessa che ho quando parlo o mi concentro profondamente”.
I PICCHI RILEVATI
Secondo lo studio, questi picchi includevano onde gamma, delta, theta, alfa e beta. Sfortunatamente solo 53 delle 567 persone coinvolte nello studio, ovvero il 10%, sono state riportate in vita. Di queste, 28 persone sono state poi intervistate su ciò che potevano ricordare dell’esperienza. Solo 11 pazienti hanno riferito di essere stati consapevoli durante la tianimazione cardiopolmonare e solo sei hanno riportato un’esperienza di pre-morte.
UN’ESPERIENZA REALE
Insomma: “siamo stati in grado di concludere che l’esperienza della morte ricordata è reale. Si verifica con la morte e c’è un marcatore cerebrale che abbiamo identificato. Questi segnali elettrici non vengono prodotti come uno scherzo di un cervello morente, come hanno affermato molti critici”.
Fonte news: CNN e rivista Resuscitation