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Covid, via libera al nuovo Decreto: scatta la “stretta” di Natale. Conte: “Decisione sofferta”

Emergenza Covid: annunciato da giorni, alla fine il cosiddetto “Decreto Natale” è arrivato. Il nuovo testo, approvato ieri sera in Consiglio dei ministri e subito pubblicato in Gazzetta ufficiale, stabilisce il passaggio dell’Italia in “zona rossa” nei festivi e prefestivi, nei giorni che vanno dal 24 dicembre al 6 gennaio (24, 25, 26, 27, 31 dicembre, 1, 2, 3, 5, 6 gennaio). In pratica un mini-lockdown. Nei restanti giorni feriali (28, 29, 30 dicembre e 4 gennaio), la Penisola “transiterà” invece in “zona arancione“. Il coprifuoco resta confermato alle ore 22.

LINEA DURA CONTRO LA TEMUTA TERZA ONDATA
In sostanza, nei giorni caldi delle feste, l’esecutivo ha optato per la cosiddetta “linea dura” adottando misure più rigide per il contenimento del virus al fine di evitare la temuta terza ondata di contagi che il sistema sanitario nazionale potrebbe avere difficoltà ad affrontare. 

FESTE CON PAESE IN “ZONA ROSSA”
Decreto alla mano, per quanto concerne il periodo in cui il Paese sarà colorato di “rosso”, il testo prevede la chiusura delle attività commerciali al dettaglio – ad eccezione di alimentari, farmacie, parafarmacie, edicole e tabacchi – mentre bar, ristoranti, gelaterie, pasticcerie e pub, potranno effettuare solo la consegna a domicilio e, fino alle 22, anche l’asporto. In quei giorni di “lockdown” si potrà uscire di casa solo per comprovati motivi di lavoro e salute (autodichiarazione).

CONTE: “DECISIONE SOFFERTA MA DOVEVAMO INTERVENIRE”
Dopo giorni di discussioni, dunque, il governo ha varato la nuova “stretta” di Natale per evitare che i pranzi e le cene di fine anno facciano deflagrare il contagio a gennaio e febbraio. “La situazione rimane difficile, il virus si lascia piegare ma non sconfiggere. Dobbiamo intervenire e vi assicuro che è una decisione non facile e sofferta” ha detto il presidente del consiglio Giuseppe Conte intervenendo in conferenza stampa subito dopo l’approvazione del testo.

UN LUNGO CONFRONTO CON LE REGIONI
Il premier ci ha tenuto anche a sottolineare come la “stretta” sia stata il frutto della “preoccupazione” espressa dagli scienziati per la risalita della curva. Le misure sono contenute in un decreto legge che il Consiglio dei Ministri ha approvato dopo una lungo confronto all’interno del governo e con le Regioni. Un “punto di equilibrio – ha sottolineato il capo dell’esecutivo – tra la stretta da mettere in campo e le deroghe necessarie, in considerazione dell’importanza sociale e ideale che le feste” di Natale hanno per gli italiani.

PREVISTI RISTORI PER LE CATEGORIE DANNEGGIATE
Alla fine si è dunque optato per la cosiddetta “linea dura“, con un occhio però rivolto alle categorie danneggiate dal prossimo mini-lockdown. Il Cdm ha infatti inserito nel nuovo decreto un articolo per la creazione di un fondo da 645 milioni per i bar e i ristoranti che saranno costretti a chiudere durante le feste. “Chi subisce dei danni economici deve essere subito ristorato” ha chiarito Conte.

HA PREVALSO LA LINEA DEI RIGORISTI
Insomma: ha prevalso la linea dei rigoristi, quella rappresentata fin dall’inizio dell’emergenza dai ministri Roberto Speranza, Dario Franceschini e Francesco Boccia, ribadita anche ieri da quest’ultimo alle Regioni. “Questo è tra gli inverni più’ bui che il nostro Paese ricordi, restiamo uniti” ma le “misure restrittive hanno sempre avuto ragione”.

DEROGHE PER I PARENTI PIU’ STRETTI
L’unica cosa che il premier Conte – il quale, va detto, si era schierato con Italia Viva per un intervento più “morbido” – è riuscito a spuntare è la deroga per due commensali non conviventi, oltre ai minori di 14 anni, che potranno spostarsi anche con i divieti per raggiungere nelle abitazioni private familiari e parenti più stretti. Ma potranno farlo “una sola volta al giorno” e “verso una sola abitazione”, ovviamente nella stessa regione. Si tratta di una deroga, ha rivendicato il presidente del Consiglio, “pensata per consentire quel minimo di socialità che si addice a questo periodo”.

LE ECCEZIONI NEI PICCOLI COMUNI E IL CASO CAMPANIA
Nel provvedimento c’è anche la deroga per i piccoli Comuni: durante le giornate in cui l’Italia sarà arancione ci si potrà spostare da quelli sotto i 5mila abitanti, ma ad una distanza massima di 30 chilometri e comunque non per andare nei capoluoghi di provincia. Con l’eccezione della Campania, se Vincenzo De Luca manterrà quanto promesso annunciando un’ordinanza per vietare comunque ogni spostamento.

DA DOMANI TUTTO IL PAESE IN “ZONA GIALLA”
Dalla vigilia di Natale l’Italia sarà dunque in zona rossa. E ci resterà fino al 27 e poi nuovamente dal 31 dicembre al 3 gennaio e dal 5 al 6 gennaio. Dieci giorni in tutto. Il 28, 29 e 30 dicembre e il 4 gennaio il paese sarà invece tutto in zona arancione: ci si potrà spostare liberamente all’interno dei comuni e i negozi saranno aperti. Per i bar e ristoranti se ne riparla invece il 7 gennaio. Prima di chiudere tutto, l’Italia sarà però tutta gialla, almeno per un giorno: oggi (sabato 19 dicembre), scadono, infatti, le ultime ordinanze di Speranza che tenevano Campania, Toscana, Valle d’Aosta e provincia di Bolzano in zona arancione e, dunque, da domani (domenica 20) anche in quei territori varranno le regole attualmente in vigore nel resto del paese.

“LIBERI TUTTI” PER TRE GIORNI?
Da lunedì,
dunque, per 3 giorni saranno valide le misure per le “zone gialle“, ad eccezione della possibilità di spostarsi tra le regioni che sarà sospesa come previsto dal Dpcm del 3 dicembre. Nel corso della riunione con il governo, la maggior parte dei presidenti di Regione non ha contestato le misure. Alcuni hanno criticato la poca chiarezza, ma la maggioranza era a favore della stretta.

LE POSIZIONI DEI GOVERNATORI
Il presidente del Veneto Luca Zaia le aveva anticipate con un’ordinanza, vietando da oggi la mobilità tra i comuni della sua regione a partire dalle 14, mentre il governatore dell’Emilia e della conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini aveva annunciato già in mattinata qual era la linea dei governatori: zona rossa “alternata”, quella che poi è passata. L’unico che ha espresso la sua contrarietà in modo netto è stato Giovanni Toti. “Il governo deve tener conto di tutti i numeri della pandemia. Le chiusure natalizie potrebbero costare in Liguria 200 milioni”. Ma anche lui, alla fine, si è adeguato al Natale in lockdown.

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