Una vera e propria “task force” internazionale composta da ricercatori che hanno accettato la proposta della Sima (Società Italiana di Medicina Ambientale), offrendo la propria disponibilità a verificare la presenza del coronavirus sul particolato atmosferico delle città più colpite dalla pandemia. Si chiama Rescop (Research Group on COVID-19 and Particulate matter) ed è composta da scienziati provenienti un po’ da tutti i continenti (dall’Europa agli Usa, passando per l’Asia, l’Oceania e il Sud America). Una vera e propria squadra di scienziati che come “guardiani dell’ambiente e della salute“, proveranno a seguire le tracce del Covid-19 sulle “polveri sottili” sospese nei cieli delle città, fino ad arrivare ad eseguire possibili prove di vitalità e virulenza da svolgersi in laboratori di virologia di massima sicurezza, condizione garantita dal centro di ricerca internazionale d’Ingegneria Genetica e Biotecnologia delle Nazioni Unite (Icgeb) di Trieste, diretto da Alessandro Marcello, e dal Centro di Biologia Molecolare Severo Ochoa di Madrid, guidato da Antonio Alcami. “Siamo soddisfatti – commenta Alessandro Miani, presidente Sima e docente di Prevenzione Ambientale presso l’Università degli Studi di Milano – perché con l’appello lanciato dopo la pubblicazione del primo ‘Position Paper’ sul possibile legame tra inquinamento-Covid-19 e l’annuncio del riscontro del genoma del nuovo coronavirus sul particolato atmosferico di Bergamo grazie alle analisi eseguite dal prof. Pallavicini e dal collega Ruscio a Trieste. Siamo di fronte a un esempio concreto di profonda comprensione di quella che è la mission etica della ricerca, sempre al servizio del bene comune e della salute delle persone”.
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I risultati di uno studio pubblicato sulla rivista Cancer Communication