Un passo avanti per la cura del diabete. Il trapianto di cellule beta pancreatiche, sviluppate a partire da cellule staminali, sembrerebbe in grado di consentire il ripristino della produzione di insulina. Un fatto, questo, che migliora sensibilmente così i livelli di glicemia negli animali affetti da diabete. E’ quanto emerso da uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Pechino i cui risultati sono stati pubblicati su “Nature Medicine”. Ebbene, la task force di scienziati cinesi ha spiegato che “il trapianto di isole pancreatiche ha dimostrato di invertire il diabete di tipo 1 ripristinando efficacemente la secrezione di insulina”. Tuttavia, è stato fatto notare: “il numero di pazienti che possono trarre beneficio dal trapianto è attualmente limitato dalla mancanza di una fonte facilmente accessibile di isole pancreatiche”. Per superare tale carenza, i camici bianchi dell’Università di Pechino hanno fatto ricorso ad una fonte alternativa e di immediata disponibilità, ovvero il grasso umano. Infatti, partendo da fibroblasti ottenuti dal tessuto adiposo, i ricercatori hanno prodotto quelle che vengono definite “cellule staminali pluripotenti indotte”. Per farlo, è stata impiegata una speciale procedura di riprogrammazione cellulare che, una decina d’anni fa, aveva consentito al giapponese Shinya Yamanaka di ottenere il premio Nobel. Quindi, nel corso di uno step successivo, le staminali sono state fatte differenziare nelle cellule beta pancreatiche, dirette responsabili della produzione di insulina. Infine, le cellule sono state trapiantate in modelli di animali malati di diabete, tra topi e poi, in seguito, su 5 macachi. Ciò che è stato successivamente notato, attraverso i test eseguiti in laboratorio, è stata una ripresa della produzione di insulina e un miglioramento del controllo glicemico che ha condotto, tra l’altro, ad una riduzione fino al 60% della necessità di somministrazione della stessa insulina. Prima di arrivare alle conclusioni dello studio, gli esperti hanno tenuto sotto osservazione gli animali fino ad un massimo di sei mesi, momento nel quale l’efficacia del trapianto ha iniziato a diminuire o sono state rilevate delle complicanze. Secondo gli scienziati, anche se occorrono ulteriori studi per arrivare ad un utilizzo umano di questo approccio, tali dati suggerirebbero che, “in quanto fonte cellulare sostenibile, le isole pancreatiche derivate da cellule staminali pluripotenti hanno un grande potenziale per l’applicazione clinica e potrebbero portare benefici ai pazienti con diabete”.
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I risultati di uno studio pubblicato sulla rivista Cancer Communication