Spesso le bevande dietetiche contengono un mix di dolcificanti non nutritivi, che hanno un elevato potere dolcificante ma un basso (o nullo) contributo in termini di apporto energetico: ebbene tali dolcificanti entrano nel flusso sanguigno subito dopo il loro consumo determinando una risposta delle cellule immunitarie.
LO STUDIO PILOTA
E’ quanto scoperto grazie ad uno studio pilota dell’Istituto Leibniz per la Biologia dei sistemi alimentari. In base a questo report è emerso che anche i livelli di assunzione alimentare di saccarina, acesulfame-K e ciclamato sono sufficienti per modulare il tasso di copia di vari geni nei globuli bianchi.
TEST SU DIECI SOGGETTI
Lo studio è stato eseguito su dieci soggetti sani nell’ambito di una collaborazione con lo ZIEL – Istituto per l’alimentazione e la salute dell’Università tecnica di Monaco. I partecipanti dovevano bere 10,7 ml di una soluzione dolcificante per kg di peso corporeo. La soluzione conteneva una miscela tipica delle bevande; le quantità di saccarina, ciclamato e acesulfame K consumate corrispondevano rispettivamente a circa il 16, 35 e 6 percento dell’assunzione giornaliera accettabile – secondo l’Autorità europea per la sicurezza alimentare – di dolcificante.
I RISULTATI DELLE ANALISI
Le analisi del sangue hanno mostrato che quattro ore dopo aver bevuto la soluzione, le concentrazioni di dolcificante nel sangue erano al massimo. “I nostri risultati suggeriscono che anche un’assunzione media può influenzare le cellule immunitarie nel sangue – ha spiegato Dietmar Krautwurst, a capo dello studio -. Naturalmente, non possiamo dire in questa fase se questo è buono o cattivo per la salute. Sono necessarie ulteriori ricerche su questo. Tuttavia, possiamo dedurre l’ipotesi che i recettori del gusto fungano da sensori per gli stimoli legati al cibo non solo in bocca, ma anche sulle cellule immunitarie”.