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Fibrillazione atriale e ruolo del microbioma: specifici batteri intestinali potrebbero prevenire il rischio

Alcuni specifici batteri intestinali potrebbero favorire la diagnosi precoce della fibrillazione atriale. E’ quanto ha dimostrato un un recente studio, pubblicato sulla rivista Lancet, di un team di ricercatori della University of California. Gli scienziati hanno analizzato la prevalenza e l’incidenza a lungo termine della FA in un campione di di 6.763 persone.

In particolare, l’analisi del microbioma è stata eseguita mediante sequenziamento dell’intero genoma, osservando associazioni tra la fibrillazione atriale e il microbioma intestinale, in particolare con i generi Enorma (una delle famiglie correlate allo scompenso cardiaco), Bifidobacterium e Eisenbergiella.

E’ stato osservato che la composizione del microbioma nei pazienti con FA prevalente e incidente è diversa da quella degli individui non affetti da tale patologia. Nel caso specifico, un certo numero di generi e specie sono risultati differenti in termini di “abbondanza”. Lo studio, pertanto, suggerisce l’utilità di analizzare il profilo del microbioma intestinale dal momento che specifici batteri potrebbero prevedere il rischio di FA favorendone la diagnosi precoce.

Va ricordato che la fibrillazione atriale è unna malattia complessa che si manifesta principalmente dopo i 60 anni, caratterizzata dalla presenza di diversi fattori di rischio cardiovascolare. Tali fattori sono dunque stati associati a un’alterata composizione e funzione del microbioma intestinale.

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