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Dalla stimolazione cerebrale profonda risultati promettenti per il trattamento del morbo di Parkinson

La stimolazione cerebrale profonda, attualmente utilizzata in ambito clinico, ad esempio, per il trattamento del morbo di Parkinson, non fa differenza tra i diversi circuiti neurali. Si potrebbero quindi ottenere notevoli miglioramenti ed effetti terapeutici più duraturi con una stimolazione selettiva, mirata a particolari “popolazioni neuronali”. E’ quanto emerge da una ricerca della Carnegie Mellon University, pubblicata sulla rivista Science.

STIMOLAZIONE CEREBRALE: COME FUNZIONA
La stimolazione cerebrale profonda consente a ricercatori e medici di utilizzare elettrodi sottili impiantati nel cervello per inviare segnali elettrici alla parte che controlla il movimento: è un modo collaudato per aiutare a controllare i movimenti indesiderati, ma i pazienti devono ricevere una stimolazione elettrica continua per ottenere sollievo; se lo stimolatore viene spento, i sintomi ritornano immediatamente.

L’ESPERIMENTO NEL GLOBO PALLIDO
Nel nuovo protocollo redatto da Aryn Gittis e dai ricercatori del Gittis Lab, brevi “esplosioni” di stimolazione elettrica prendono di mira specifiche sottopopolazioni neuronali nel globo pallido, una struttura subcorticale del cervello. In futuro i neurochirurghi dell’Allegheny Health Network di Pittsburgh utilizzeranno la ricerca di Gittis in uno studio sulla sicurezza e sulla tollerabilità negli esseri umani e presto inizierà uno studio crossover randomizzato in doppio cieco su pazienti con malattia di Parkinson idiopatica, che saranno seguiti per 12 mesi per valutare i miglioramenti dei sintomi motori e la frequenza degli eventi avversi.

La ricerca della Carnegie Mellon University 

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