Mangiare frutta fresca, si sa, fa bene. Soprattutto se ci si è ammalati di Covid-19. Perché, in quel caso, l’assunzione di quel tipo di alimento potrebbe aiutare a “combattere” la malattia agendo, in particolare, sul microbiota intestinale, risultato significativamente alterato nei soggetti positivi alla Sars-Cov2. E’ quanto si spiega in un recente studio pubblicato su Clinical Nutrition, da Hanyu Zhang e Zengyuan Zhou, due ricercatori della Chengdu University (Cina). Secondo quanto appurato dai due studiosi, infatti, dieta e microbiota intestinale influenzerebbero l’infezione da Covid.
Per il loro lavoro, i due scienziati del Paese della Grande Muraglia hanno esaminato 18.340 persone, focalizzandosi su microbiota intestinale e fenotipi associati al nuovo coronavirus prelevati da diversi database. Ebbene, dall’elaborazione di questi dati sono derivate tre tipologie di malattia: infezione “normale”, infezione grave e infezione da ricovero ospedaliero (gravissima).
Per quanto concerne invece le informazioni legate alla dieta, queste sono state prelevate da ulteriori database (tra cui spicca la Biobank britannica): i fenotipi, in tal caso, hanno incluso anche l’assunzione di bevande e carni oltre a quelle di verdura e frutta.
Ora, dall’analisi di questi dati è emerso che un consumo di carne processata aumenterebbe il rischio di contrarre Covid in modo significativo, mentre un consumo di frutta fresca ne ridurrebbe il rischio di infezione grave. Inoltre, sempre secondo quanto rilevato dai due ricercatori della Chengdu University, aggiungere sale agli alimenti potrebbe addirittura aumentare il rischio di beccarsi un’infezione grave da virus Sars-CoV-2.
Rispetto al microbiota, invece, lo studio di Zgang e Zhou, utilizzando il metodo IVW, ha evidenziato che i batteri Ruminococcustorques e Ruminococcus1 sarebbero in grado di ridurre in maniera a dir poco significativa il rischio di infezione, mentre, all’opposto, i Ruminococcaceae UCG013 lo aumenterebbero. Inoltre, Ruminococcustorques e Bifidobacteriales sarebbero legati a una riduzione del rischio di contrarre una forma grave di Sars-CoV-2. Al contrario, Bifidobacteriaceae, Tyzzerella3 e classe Actinobacteria sarebbero potenzialmente associati a un aumento del rischio di Covid-19 grave.
Fonte news: Clinical Nutrition (leggi lo studio)