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Covid-19 e gli altri 4 coronavirus stagionali: l’immunità potrebbe essere di breve durata. Lo studio olandese

C’è una questione chiave, legata all’attuale pandemia di Coronavirus (Covid-19), che ancora è rimasta irrisolta: la durata dell’immunità acquisita. Da più studi sta emergendo che la “protezione” contro il virus della Sars-CoV2 potrebbe essere di breve durata. All’incirca un anno. A suggerirlo è una ricerca dell’Università di Amsterdam sulle infezioni provocate dai quattro coronavirus umani stagionali, che provocano infezioni del tratto respiratorio. Ebbene: tali approfondimenti potrebbero rivelare caratteristiche comuni applicabili a tutti i coronavirus umani. Compreso dunque il Covid. Esistono, infatti, quattro specie di coronavirus stagionali – HCoV-NL63, HCoV-229E, HCoV-OC43 e HCoV-HKU1 – che possono provocare infezioni del tratto respiratorio ma sono altrimenti geneticamente e biologicamente dissimili tra loro. Il report del gruppo di ricerca di Lia van der Hoek, virologa, direttrice del Dipartimento di Microbiologia dall’ateneo olandese, ha monitorato individui sani adulti per più di 35 anni, stabilendo che la reinfezione con lo stesso coronavirus stagionale si verifica frequentemente a 12 mesi dall’infezione. Addirittura in alcuni casi le reinfezioni si sono ripresentate già a sei mesi e nove mesi (ma mai nei primi tre mesi). Da qui l’ipotesi che le caratteristiche condivise da questi quattro coronavirus stagionali, come la durata dell’immunità protettiva, siano rappresentative di tutti i coronavirus umani, incluso, dunque il SARS-CoV-2. Insomma, volendo riepilogare, le nuove reinfezioni potrebbero arrivare in media dopo un anno anche se ancora non si sa se il nuovo coronavirus si comporta allo stesso modo degli altri quattro suoi “simili” stagionali. La ricerca, pubblicata su Nature Medicine, è comunque, un “caso studio” dal momento che quelli monitorati sono numeri piccoli (ma estremamente significativi per i temi), perché i soggetti sani seguiti nell’arco dei 35 anni, sono stati dieci. E gli stessi autori della ricerca hanno sottolineato il limite di non essere stati in grado di identificare la variazione del ceppo sui coronavirus, il che potrebbe anche svolgere un ruolo nella suscettibilità alla reinfezione. In ogni caso, per scoprire la frequenza con cui si verificano le infezioni stagionali da coronavirus, gli autori del report hanno analizzato un totale di 513 campioni di siero raccolti a intervalli regolari dagli anni ’80 da dieci maschi adulti sani ad Amsterdam.

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