In uno studio, pubblicato sulla rivista “Science Advances“, i ricercatori dell’università canadese McGill, hanno fatto piena luce sulle origini della schizofrenia nel cervello, offrendo una speranza per trattamenti mirati e diagnosi migliori di questa grave patologia mentale.
Per la loro ricerca, gli scienziati nord americani hanno utilizzato un nuovo metodo chiamato “mappatura dell’epicentro” analizzando le scansioni cerebrali di 1.124 persone affette da schizofrenia. Ciò ha consentito di identificare due regioni del cervello in cui è più probabile che inizino le anomalie strutturali legate a quella patologia: l’area di Broca e la corteccia frontoinsulare. Tali aree governano il linguaggio e l’elaborazione emotiva.
I ricercatori hanno inoltre scoperto che, al di là di quelle due aree comuni, la malattia può svilupparsi anche in altre regioni del cervello.
“Questo ci dice che chiunque soffra di schizofrenia ha un punto di partenza unico che potrebbe spiegare le differenze nei sintomi”, ha affermato Lena Palaniyappan, professoressa di psichiatria presso la McGill University e una delle principali autrici dello studio. “Ma c’è un processo comune che si traduce in cambiamenti più diffusi, anche se sottili, nella struttura cerebrale”, ha aggiunto. “Questa intuizione fornisce un indizio importante alla domanda secolare se la schizofrenia sia una malattia o molte malattie”.
La schizofrenia può presentarsi in modo diverso nei pazienti, rendendo spesso poco chiaro quali siano le opzioni di trattamento migliori. “Utilizzando tecniche come la mappatura dell’epicentro, possiamo identificare quali parti del cervello sono maggiormente colpite, anche prima che compaiano sintomi evidenti. Queste informazioni possono quindi aiutarci a identificare i pazienti che hanno maggiori probabilità di ottenere risultati migliori con trattamenti specifici”, ha spiegato Jianfeng Feng, professore dell’Institute of Science and Technology for Brain-inspired Intelligence (ISTBI) della Fudan University e di Computer Science presso l’University of Warwick, che ha guidato il consorzio dietro questo lavoro.
Anche se l’individuazione precisa di anomalie cerebrali potrebbe cambiare il corso del trattamento, uno dei problemi principali è che non tutti i pazienti affetti da psicosi si sottopongono a una scansione cerebrale.
“Raccogliere dati MRI di buona qualità come sottoprodotto dell’assistenza sanitaria di routine per malattie mentali come la schizofrenia può aiutarci a superare il bias di selezione negli studi di neuroimaging. L’implementazione di ciò fornirà indicazioni chiare per la pratica clinica”, ha affermato Yuchao Jiang, ricercatore post-dottorato presso la Fudan University, che ha co-diretto questo lavoro con il dott. Palaniyappan.
I pazienti con psicosi spesso affrontano disoccupazione ed esclusione sociale a causa di problemi di linguaggio e comunicazione. I ricercatori affermano di sperare che il loro studio spinga a sperimentazioni cliniche che utilizzino la mappatura dell’epicentro per abbinare meglio i pazienti ai trattamenti, in particolare quelli focalizzati su linguaggio e comunicazione.
Fonte news e foto: Università McGill del Canada