L’accumulo di cellule senescenti in vari tessuti contribuisce all’invecchiamento patologico. Di conseguenza, l’eliminazione delle cellule senescenti (senolisi) migliora le patologie legate all’età. Ebbene, in uno studio, pubblicato sulla rivista “Nature Aging“, i ricercatori della Juntendo University hanno dimostrato che l’inibizione del co-trasportatore sodio-glucosio 2 (SGLT2) è in grado di migliorare la “clearance” delle cellule senescenti, migliorando così anche i cambiamenti fenotipici associati all’età. Detto in parole povere, è stata dimostrata l’efficacia di un composto che punta a bloccare una proteina chiave nel trasporto del glucosio nell’organismo.
TEST SU MODELLO MURINO
In un modello murino di obesità alimentare, il trattamento a breve termine con l’inibitore SGLT2 canagliflozin ha ridotto il carico di senescenza nel tessuto adiposo viscerale e ha migliorato l’infiammazione del tessuto adiposo e la disfunzione metabolica. Tuttavia la normalizzazione del glucosio plasmatico mediante il trattamento con insulina, non ha avuto alcun effetto sulle cellule senescenti. Canagliflozin ha prolungato invece la durata della vita dei topi con invecchiamento precoce anche quando il trattamento era iniziato nella mezza età.
LE ANALISI METABOLOMICHE
Analisi metabolomiche hanno rivelato che il trattamento a breve termine con canagliflozin ha sovraregolato il 5-aminoimidazolo-4-carbossammide-1-β- D- ribofuranoside, migliorando la clearance immunomediata delle cellule senescenti, riducendo l’espressione del ligando 1 della mortecellulare programmata. Questi risultati suggeriscono che l’inibizione di SGLT2 ha un effetto senolitico indiretto migliorando l’immunosorveglianza endogena delle cellule senescenti. Secondo gli scienziati della Juntendo University, il farmaco potrebbe essere usato in futuro anche per il trattamento del morbo di Alzheimer.